venerdì 8 giugno 2012

Regina Athena


Passeggiava per quel vialetto ghiaioso con una strana calma. Molti visi la guardavano e le rivolgevano sorrisi che non avrebbe ricambiato. Stava pensando a quanto era riuscita a non ottenere nella vita. I suoi genitori, ironia della sorte, le avevano messo un nome importante: appassionati di storia e mitologia, le avevano affibbiato il doppio meraviglioso nome di Regina Athena, credendo fosse di buon auspicio. Il peso del nome la schiacciava. Aveva 30 anni, un lavoro precario in un call center, nemmeno uno straccio di fidanzato e, adesso, era senza una famiglia. Senza una madre, in realtà. Suo padre era morto quando aveva 3 anni; ne ricordava solo il sorriso e una sensazione di calore legata ad esso, ma non avrebbe saputo dire se quello fosse un ricordo reale o immaginato. Non si soffermava mai a pensare a lui. Semplicemente non esisteva se non come una fumosa figura nei racconti di bambina. Non ne aveva avuto mai bisogno. Nel corso degli anni, una o al massimo due volte, distesa al buio nel proprio letto, si era concessa di confidare a se stessa che non gli voleva bene. Salvo inorridire subito dopo. Era impensabile che non si volesse bene al proprio padre, sangue del proprio sangue, era un abominio! Eppure, crescendo, quel pensiero sussurrato nel buio una o due volte, era diventato una certezza e l'aveva aiutata a non soffrire della di lui mancanza. Altro paio di maniche era la madre. Un rapporto simbiotico costellato di litigi e fughe di casa. L'ultima, la più duratura, era avvenuta quando aveva deciso di lasciare l'università. Non che non le piacesse studiare, non che non avesse una mente brillante ed attiva, semplicemente mal sopportava l'autorità e la corruzione di quel mondo. Quando lo disse alla madre, ci fu la lite più violenta della loro vita, che la costrinse a trovare un posto letto in affitto insieme ad altre 5 studentesse ventenni piene di piercing e coi capelli rosa.

E adesso?

Il vialetto ben curato e pulito stava per terminare; un grande cancello ne delimitava i confini. Era arrivata alla fine. E non sentiva nulla. Si voltò indietro per guardare un'ultima volta sua madre. Molti visi la guardavano dalle lapidi e le rivolgevano sorrisi che non avrebbe mai ricambiato. Sua madre era morta e lei non sentiva niente. Forse era quello il Dolore, il dolore con la D maiuscola. Il Dolore annulla tutti gli altri sensi, tutte le altre emozioni. Il Dolore annulla tutto. Come se una voragine le si fosse improvvisamente aperta all'interno risucchiandola, e in quella voragine non c'era niente. Come in una vasca di privazione sensoriale, solo che la voragine di privava anche dei pensieri. Qualcuno le passo accanto e con un buffetto sulla spalla le disse "Coraggio". Si stupì. Il ricordo della sensazione del coraggio si stava affievolendo lentamente. Si provò a lottare, a recuperare un pensiero felice. Ma il Dolore aveva vinto. Dopo tutto, ogni Regina perde il suo trono ed Athena era stata sconfitta da una mortale.

3 commenti:

  1. Come sempre presenti un arcobaleno di emozioni che impone di leggere e rileggere i tuoi racconti,ogni volta vengono colte nuove sfumature,proprio come quando,osservando ripetutamente un dipinto,ne si colgono particolari nascosti...

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  2. è vero che riesce sempre a farti proseguire nella lettura, nell'epoca dei paragrafetti a cui si dedicano pochi secondi prima di cambiare indirizzo e schiacciare invio.

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  3. Grazie.
    Due dei migliori commenti e complimenti che potessi ricevere.

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