venerdì 28 ottobre 2011

Persa


E non ti accorgi, piuma,
che il tempo passa.
Gli occhi velati,
passaggi ora chiusi per la tua anima.
La mente spenta
rapita dall'oblio.
Immobile per secoli
nella tua bolla sospesa sul mondo.
Dove sei, mia amata?

martedì 18 ottobre 2011

Diversi


Arrivò davanti quel vecchio magazzino fatiscente, spense il motore e scese dall'auto. Fece un respiro. Eccolo, era lì, nascosto lì dentro; percepiva la sua paura, la sua angoscia ogni suo minimo stato d'animo. Entrò a passo sicuro, sapeva perfettamente dove andare. Lui era accucciato a terra come un animale bastonato, tremante e disidratato.
"Va' via. Vattene"
"Stà calmo, sono venuta ad aiutarti."
"No, tu non capisci! Potrei farti del male! Vattene"
"Capisco meglio di quanto tu creda. Bevi"
Gli versò l'acqua giù per la gola; il senso d'angoscia aveva fatto in lievissimo passo indietro. Se l'era immaginato più giovane, invece era un ragazzo quasi sulla trentina. Pensò che si era manifestato tardi.
"Chi sei"
"La tua guida, il tuo oracolo."
"Io...io so fare delle cose...io posso far male alle persone, lo desidero!"
"Lo so. Anche io posso fare delle cose. E tutti noi desideriamo fare male. E' la belva che ci portiamo dentro che ha fame, ma posso insegnarti a tenerla a bada, se ti fiderai di me."
"Ce ne sono altri come me?"
"Non molti. Siamo in guerra, siamo braccati, studiati, seviziati e quando non serviamo più per i loro esperimenti, uccisi."
"Perchè?"
La paura aveva fatto un passo avanti.
"Perchè siamo diversi. Siamo speciali, e dobbiamo riprenderci ciò che è nostro."
Incredulità e sospetto avevano fatto capolino.
"Ma tu chi sei? come mi hai trovato?"
"Te l'ho detto, anche io so fare delle cose. Cose molto potenti, cose peggiori delle tue. Il mio desiderio,la mia fame è molto profonda... Guarda."
Si concentrò, i suoi lunghi capelli nerissimi sembravo essere sospinti da un vento inesistente, una luce sembrava pervaderla; la sua mano iniziò a brillare prima rossa e poi via via sempre più fredda fino a stabilizzarsi in un blu ghiaccio.  Aprì il palmo ed un microscopico fulmine vi giocherellava all'interno.
"Un piccolo assaggio mio caro e vecchio amico. Io comando la folgore." disse, e nel mentre scagliò la minuscola luce lontano, contro una parete. Ci fu un tremendo boato e un enorme buco.
"Come hai fatto?" Incredulità e speranza. Bene, ci siamo.
"Ah chiedilo al mio DNA. Dai, alzati" Sorrise, stava iniziando a fidarsi. Era lui uno di quelli che aveva cercato per molti luoghi e per molte vite. Finalmente lo aveva trovato, c'era una speranza di salvezza.
Bip. Bip. Bip.
Rumori di auto che si fermavano, decine di piedi, decine di emozioni. Paura, ansia, soddisfazione, senso di controllo.
Vittoria. Era venuto anche il grande capo a prenderli ed era sicuro di aver vinto.
"Ti sbagli mia dolce Adane, non ci hai ancora presi. Prescelto, tieniti forte a me, stai per capire che tutto ciò che hai solo letto nei libri di magia e per bambini, è tremendamente reale."
Si concentrò. I cuori, i passi, le voci erano sempre più vicine, doveva fare presto. Cercò con la mente la maglia giusta in quella fitta trama, finalmente trovò un appiglio. Eccolo, l'aveva agganciato.
"Ego tibi imperio"
Lo spazio ed il tempo si dilatarono, la sensazione di infinito li pervase. E fu buio.