Si guardava allo specchio da un
tempo lunghissimo. Non riusciva a riconoscersi nell’immagine riflessa, ma ciò
non la spaventava affatto, anzi, le donava un senso di benessere, quasi come
fosse parlare con qualcuno che la conoscesse da anni. Ma non che l’amasse.
Eppure lo sapeva bene, non era lei. Era il signor Buio Fosforescente che di
cognome faceva Schifo.
E Mr. Schifo aveva il suo stesso
volto, per un’ironia crudele.
Si era ormai abituata a sentirlo
sopra la pelle, come un vestito attillato; poteva, di notte, quasi vederlo
malignamente brillare, nella speranza di attrarre qualcuno, al solo scopo di
far bella mostra di sé; attraverso lo specchio le ricordava quanto fosse stata
sciocca a lasciarlo entrare, quanto continuasse ad essere sciocca nel non
lasciarlo uscire.
Gli occhi, trasparenti come
vetro, indugiarono sui tatuaggi. Aveva il corpo pieno,