Camminava
per la strada, tra la gente. Non teneva gli occhi bassi, il suo viso era fiero,
gli occhi sgranati, desiderava il contatto visivo, lo bramava. Ma nessuno era
disposto a ricambiare lo sguardo: erano tutti troppo presi da una vita
frenetica o dai propri guai.
La gente non ti guarda più negli
occhi.
La sua
era una ricerca smaniosa. Forse segretamente sperava di trovare qualcuno che
colmasse la solitudine che si trascinava stancamente addosso fin da bambino,
fin da quando nemmeno te ne accorgi, ma ragioni come e meglio di un adulto e
senti come e meglio di un adulto, solo non hai le parole e l'esperienza per
capirlo. Era in viaggio fin da allora, fin dai 9 o 10 anni, un viaggio continuo
da più di 20 anni, che aveva avuto mete effimere e fugaci, o forzatamente
volute salvo poi dimostratesi fallimenti.
Cosa cerco in realtà?
La più
frequente e dolorosa domanda che si poneva. La risposta non era mai uguale, non
era mai scontata, ma fondamentalmente cercava, e lo sapeva, solo qualcuno da
Amare. Non un amore romantico, uno di quelli di cui tutto il mondo si riempie
la bocca. No. Cercava un amore profondo che esulasse dall'esser imprigionato in
una coppia, in una relazione etichettata, di qualsiasi natura essa fosse.
Voleva proteggere e sentirsi protetto, voleva consolare ed esser consolato,
ridere e far ridere, fidarsi e vedere quella fiducia ricambiata, piangere senza
vergogna, abbandonarsi.
Ma il
mondo era un posto spento e cupo, e la gente si sentiva sicura ingabbiata in
relazioni dovute e moralmente accettate in cui fingeva di stare bene,in cui
aveva paura di provare dolore, in cui aveva paura che l'altro potesse
scoprirlo.
L'uomo non ama il branco, sebbene
si ostini a viverci.
Aveva gli
occhi grandi e spaventati. Due grandi occhi neri che non abbassava quasi mai.
Le mani si contorcevano freneticamente tra di loro, in una incerta danza a metà
tra il sollievo e il male. Se ne stava all'ombra di un enorme palazzo, il più
invisibilmente possibile. Nessuno la guardava.
Meglio così, meglio così.
Se lo
ripeteva a lungo. Meglio così. Il suo mantra. Se solo l'avessero guardata,
avrebbero visto il suo dolore; no, peggio, avrebbero visto il suo Schifo. Il suo
Buio. Quel luminoso Buio che si portava dentro. Un buio
fosforescente.
E' talmente bravo nel suo lavoro che nessuno
mi guarda più.
Le
persone preferivano distogliere lo sguardo da lei, piuttosto che vedere una
donna fragile che si porta addosso ancora il marchio di ragazzina interrotta.
Perchè se si fossero fermati a guardarla,
avrebbero dovuto provare pietà e l'etica morale/religiosa/sociale avrebbe
imposto loro di darle qualche spicciolo del proprio interesse. L'avrebbero
guardata con pena.
Così, saggiamente, il mondo aveva trovato l'escamotage più stronzo del mondo:
non guardare per non sapere.
Ma lui, il Buio, continuava a brillare.
Eppure
avrebbe voluto sentirsi felice anche lei, una volta o due. Avrebbe voluto non
dover sempre tenere sotto controllo la situazione, con gli occhi sempre vigili
e attenti. Avrebbe voluto abbandonarsi.
Dall'altra
parte della strada un uomo la stava guardando, dritto negli occhi.
Un solo
istante di quello sguardo bastò ad entrambi per capire che la ricerca era
finita. Un sorriso si accese sul volto dell'uomo e lei lo sentì esplodere
in mille frammenti di luce.
"Ti
stavo cercando da tantissimo tempo."
"Ti
stavo aspettando da tantissimo tempo."