sabato 22 settembre 2012

Occhi

Due grandi occhi marroni,
loro non mentono mai:
non hanno bisogno di
nascondere amore per me.

giovedì 20 settembre 2012

Sollievo.


Camminava per la strada, tra la gente. Non teneva gli occhi bassi, il suo viso era fiero, gli occhi sgranati, desiderava il contatto visivo, lo bramava. Ma nessuno era disposto a ricambiare lo sguardo: erano tutti troppo presi da una vita frenetica o dai propri guai. 

La gente non ti guarda più negli occhi.

La sua era una ricerca smaniosa. Forse segretamente sperava di trovare qualcuno che colmasse la solitudine che si trascinava stancamente addosso fin da bambino, fin da quando nemmeno te ne accorgi, ma ragioni come e meglio di un adulto e senti come e meglio di un adulto, solo non hai le parole e l'esperienza per capirlo. Era in viaggio fin da allora, fin dai 9 o 10 anni, un viaggio continuo da più di 20 anni, che aveva avuto mete effimere e fugaci, o forzatamente volute salvo poi dimostratesi fallimenti. 

Cosa cerco in realtà?

La più frequente e dolorosa domanda che si poneva. La risposta non era mai uguale, non era mai scontata, ma fondamentalmente cercava, e lo sapeva, solo qualcuno da Amare. Non un amore romantico, uno di quelli di cui tutto il mondo si riempie la bocca. No. Cercava un amore profondo che esulasse dall'esser imprigionato in una coppia, in una relazione etichettata, di qualsiasi natura essa fosse. Voleva proteggere e sentirsi protetto, voleva consolare ed esser consolato, ridere e far ridere, fidarsi e vedere quella fiducia ricambiata, piangere senza vergogna, abbandonarsi.
Ma il mondo era un posto spento e cupo, e la gente si sentiva sicura ingabbiata in relazioni dovute e moralmente accettate in cui fingeva di stare bene,in cui aveva paura di provare dolore, in cui aveva paura che l'altro potesse scoprirlo. 

L'uomo non ama il branco, sebbene si ostini a viverci.





Aveva gli occhi grandi e spaventati. Due grandi occhi neri che non abbassava quasi mai. Le mani si contorcevano freneticamente tra di loro, in una incerta danza a metà tra il sollievo e il male. Se ne stava all'ombra di un enorme palazzo, il più invisibilmente possibile. Nessuno la guardava.

Meglio così, meglio così.

Se lo ripeteva a lungo. Meglio così. Il suo mantra. Se solo l'avessero guardata, avrebbero visto il suo dolore; no,  peggio, avrebbero visto il suo Schifo. Il suo Buio. Quel luminoso Buio che si portava dentro. Un buio fosforescente.

 E' talmente bravo nel suo lavoro che nessuno mi guarda più.

Le persone preferivano distogliere lo sguardo da lei, piuttosto che vedere una donna fragile che si porta addosso ancora il marchio di ragazzina interrotta. Perchè se si fossero fermati  a guardarla, avrebbero dovuto  provare pietà  e l'etica morale/religiosa/sociale avrebbe imposto loro di darle qualche spicciolo del proprio interesse. L'avrebbero guardata con pena.
Così, saggiamente, il mondo aveva trovato l'escamotage più stronzo del mondo: non guardare per non sapere.
Ma lui, il Buio, continuava a brillare.
Eppure avrebbe voluto sentirsi felice anche lei, una volta o due. Avrebbe voluto non dover sempre tenere sotto controllo la situazione, con gli occhi sempre vigili e attenti. Avrebbe voluto abbandonarsi.




Dall'altra parte della strada un uomo la stava guardando, dritto negli occhi.
Un solo istante di quello sguardo bastò ad entrambi per capire che la ricerca era finita.  Un sorriso  si accese sul volto dell'uomo e lei lo sentì esplodere in mille frammenti di luce.
"Ti stavo cercando da tantissimo tempo."
"Ti stavo aspettando da tantissimo tempo."