giovedì 23 gennaio 2014

Ossessioni



Aprì la porta di casa, accese le luci e lui era lì.
“Sapevo che non avrei dovuto leggere Fight Club” disse con una nota di rassegnazione nella voce.
L’uomo che se ne stava appoggiato al muro, sorrise.
“Già. Non avresti dovuto. In ogni caso, adesso sono qui e mi piace questa realtà.”
“Tu non sei il primo sai? A 9 anni lessi “Alice nel paese delle meraviglie” ed il Bianconiglio mi tormentò per 2 mesi. A 13 fu la volta di Gollum: mi sembrava che mi spiasse da ogni angolo buio. Quello più inquetante è stato Morte, dopo aver letto “Il tristo mietitore”. Non è facile vivere serenamente quando la Morte ti segue dappertutto.”
“Forse non sono il primo, è vero, ma sono il più vero. Sono la proiezione della parte migliore di te stesso. O meglio, la proiezione di ciò che vorresti essere.”
In ogni caso, non gli dispiaceva che il Tyler Durden della sua testa fosse venuto fuori. Lo faceva sentire meno solo. Certo, gli amici, li aveva. Ultimamente le cose andavano meglio: usciva più spesso, quasi tutti i venerdì, il che era davvero un record. Sembrava davvero che volessero stare in sua compagnia. Ma poi, tutte le sere, tornava a casa e tornava ad essere solo. Aveva desiderato così tanto l’indipendenza, andar via da casa dei suoi, avere un proprio rifugio, una propria identità, che adesso si vergognava ad ammettere anche con se stesso, che non era come se lo era aspettato.
“Ma a me non puoi mentire. Io sono la tua testa.”
“Ah proposito, Tyler Durden, com’è che ti chiameresti tu?”
“Chiamami Ron. Diminuitivo del tuo personaggio preferito di sempre” rispose sardonico.
“Bene Ron, direi che è ora di farci una birra.”
Stancamente si diresse verso il frigo.
“Mi spiace amico, di birre ne ho una sola.”
“Non mi stupisce”
Un’espressione interrogatitiva si dipinse sul suo volto.
“Oh andiamo, è ovvio che tu abbia una sola birra. A chi mai dovresti offrirne? Chi mai viene a trovarti, a passare del tempo con te?”
Già.
La corrente saltò. Guardò fuori, ma il resto della città continuava placido a sonnecchiare, incurante del fatto che in un appartamento qualsiasi, in un palazzo qualsiasi, un uomo era rimasto al buio.
Da qualche parte c’era anche lei.
Chissà se lo stava pensando. Chissà se aveva sentito che era al buio, dentro e fuori.
“Chiamala e chiediglielo.”
“Sai bene che non posso, Ron:”
“So solo che non hai le palle per farlo.”
“No, le palle le avrei pure, ma voglio rispettare la sua richiesta. Mi ha detto di non cercarla e non lo farò.”
“E questo a casa mia, che poi è anche casa tua, significa non avere le palle.”
“Non puoi capire. Devo lasciarle i suoi spazi. Mi ha chiesto del tempo per pensare e sono deciso a daglielo.”
“Oh io capisco, invece. Capisco molto bene. Capisco anche come ti sei sentito ieri sera, quando John si è portato la cameriera biondina in bagno e tu sei rimasto a chiederti come un’analfabeta del genere possa trombare così tanto. E dopo mezzora, ha iniziato a provarci con la ragazza seduta accanto al vostro tavolo. Tu che stavi facendo? Parlavi dell’ultimo libro che hai letto, parlavi di Fight Club. Tu non saresti riuscito a spiccicare mezza parola nemmeno se la biondina ti avesse messo una mano sopra i pantaloni. Questo capisco.”
“Io non voglio trattare le donne come oggetti. Io voglio rispettarle, voglio amarle e farle sentire protette.”
“Ah ah ah. Sì, come Jane. Tu continua a rispettare le sue scelte, darle i suoi spazi, intanto a quest’ora, quel tizio se la starà scopando. Chi credi che sceglierà? Te che la fai ridere o lui che la fa godere?”
“Smettila.”
La sola idea che un altro uomo potesse sfiorarla, lo faceva impazzire. Si sedette per terra. Il suo alter ego, Ron, era diretto e a tratti volgare. Gli sbatteva in faccia pensieri che non avrebbe osato definire propri.
“Io credo di amarla, Ron.”
“Lo credo anche io. E’ strano, no? Da quanto la conosci? Tre settimane al massimo?”
“Sì.”
“E’ brutta.”
“Lo so”
“Ha il viso ed il corpo asimmetrico.”
“Sì.”
“Ti sei innamorato sempre di ragazze più belle.”
“E’ vero.”
“Allora perché lei?”
“Perché mi ha sorriso.”
“Di che cosa stai parlando?”
“L’hai vista anche tu, no? Sei nella mia testa, devi averla vista per forza. Devi aver visto quel sorriso. Nessuno mi ha mai sorriso a quel modo. Non pensavo potesse esistere un sorriso del genere.”
“Sì. L’ho visto. E’ notevole in effetti.”
“Già.”
“Tra un paio di settimane al massimo, te ne scorderai.”
“E perché?”
“Perché finirai di leggere un altro libro. Io sarò sparito e sarà sparita anche lei, che ti ricorda tanto Marla.”
Dopo l’ultimo sorso di birra, sorrise. Eh sì, Ron lo faceva sentire meno solo.