sabato 3 marzo 2012

Giustizia


"Io non voglio questo potere".
"Lo so."
"Non voglio questa responsabilità.  Maestro dovete dirglielo. Non lo voglio."
"Non posso. E tu non puoi rifiutarti. Ormai è deciso."
Gli occhi le si riempirono di lacrime.
"Maestro io..."

Doveva accettare e lo sapeva. Aveva lavorato tutta la vita solo per essere scelta, sapeva di essere nata solo per poter essere una possibile Agave. Era nata con un talento e lo aveva coltivato fin dalla culla, si era allenata con il corpo e con lo spirito per poter essere la migliore. Non l'avrebbe mai ammesso, ma non le piaceva arrivare seconda in niente.
 Ma tutto questo era avvenuto prima di incontrare quegli occhi. In quegli occhi aveva scoperto qualcosa di molto più grande di un potere: aveva scoperto la speranza di un futuro, la speranza di una felicità. Aveva scoperto cosa i comuni mortali intendessero con "sognare". Aveva accarezzato l'idea di poter abbandonare ciò che era stata costretta ad essere per tutta la vita e diventare ciò che avrebbe voluto essere. 

"Gli dei ci sembrano crudeli a volte. Ma devi essere grata."
"Grata?"
"Sì. Grata per i brevi momenti di felicità che ti han concesso di provare. Avresti potuto non conoscere mai quella sensazione."

Sospirò. Il Maestro come sempre aveva ragione. Il vento le scompigliò i capelli.
"Amico Vento, accarezza il suo viso per me." sussurrò.

Avrebbe accettato.


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