Aprì la
porta di casa, accese le luci e lui era lì.
“Sapevo
che non avrei dovuto leggere Fight Club” disse con una nota di rassegnazione
nella voce.
L’uomo che
se ne stava appoggiato al muro, sorrise.
“Già. Non
avresti dovuto. In ogni caso, adesso sono qui e mi piace questa realtà.”
“Tu non
sei il primo sai? A 9 anni lessi “Alice nel paese delle meraviglie” ed il
Bianconiglio mi tormentò per 2 mesi. A 13 fu la volta di Gollum: mi sembrava
che mi spiasse da ogni angolo buio. Quello più inquetante è stato Morte, dopo
aver letto “Il tristo mietitore”. Non è facile vivere serenamente quando la
Morte ti segue dappertutto.”
“Forse non
sono il primo, è vero, ma sono il più vero. Sono la proiezione della parte
migliore di te stesso. O meglio, la proiezione di ciò che vorresti essere.”
In ogni
caso, non gli dispiaceva che il Tyler Durden della sua testa fosse venuto
fuori. Lo faceva sentire meno solo. Certo, gli amici, li aveva. Ultimamente le
cose andavano meglio: usciva più spesso, quasi tutti i venerdì, il che era davvero
un record. Sembrava davvero che volessero stare in sua compagnia. Ma poi, tutte
le sere, tornava a casa e tornava ad essere solo. Aveva desiderato così tanto
l’indipendenza, andar via da casa dei suoi, avere un proprio rifugio, una
propria identità, che adesso si vergognava ad ammettere anche con se stesso,
che non era come se lo era aspettato.
“Ma a me
non puoi mentire. Io sono la tua testa.”
“Ah
proposito, Tyler Durden, com’è che ti chiameresti tu?”
“Chiamami
Ron. Diminuitivo del tuo personaggio preferito di sempre” rispose sardonico.
“Bene Ron,
direi che è ora di farci una birra.”
Stancamente si diresse verso il frigo.
“Mi spiace
amico, di birre ne ho una sola.”
“Non mi
stupisce”
Un’espressione
interrogatitiva si dipinse sul suo volto.
“Oh
andiamo, è ovvio che tu abbia una sola birra. A chi mai dovresti offrirne? Chi
mai viene a trovarti, a passare del tempo con te?”
Già.
La
corrente saltò. Guardò fuori, ma il resto della città continuava placido a
sonnecchiare, incurante del fatto che in un appartamento qualsiasi, in un
palazzo qualsiasi, un uomo era rimasto al buio.
Da qualche
parte c’era anche lei.
Chissà se
lo stava pensando. Chissà se aveva sentito che era al buio, dentro e fuori.
“Chiamala
e chiediglielo.”
“Sai bene
che non posso, Ron:”
“So solo
che non hai le palle per farlo.”
“No, le
palle le avrei pure, ma voglio rispettare la sua richiesta. Mi ha detto di non
cercarla e non lo farò.”
“E questo
a casa mia, che poi è anche casa tua, significa non avere le palle.”
“Non puoi
capire. Devo lasciarle i suoi spazi. Mi ha chiesto del tempo per pensare e sono
deciso a daglielo.”
“Oh io
capisco, invece. Capisco molto bene. Capisco anche come ti sei sentito ieri
sera, quando John si è portato la cameriera biondina in bagno e tu sei rimasto
a chiederti come un’analfabeta del genere possa trombare così tanto. E dopo
mezzora, ha iniziato a provarci con la ragazza seduta accanto al vostro tavolo.
Tu che stavi facendo? Parlavi dell’ultimo libro che hai letto, parlavi di Fight
Club. Tu non saresti riuscito a spiccicare mezza parola nemmeno se la biondina
ti avesse messo una mano sopra i pantaloni. Questo capisco.”
“Io non
voglio trattare le donne come oggetti. Io voglio rispettarle, voglio amarle e
farle sentire protette.”
“Ah ah ah.
Sì, come Jane. Tu continua a rispettare le sue scelte, darle i suoi spazi,
intanto a quest’ora, quel tizio se la starà scopando. Chi credi che sceglierà?
Te che la fai ridere o lui che la fa godere?”
“Smettila.”
La sola
idea che un altro uomo potesse sfiorarla, lo faceva impazzire. Si sedette per
terra. Il suo alter ego, Ron, era diretto e a tratti volgare. Gli sbatteva in
faccia pensieri che non avrebbe osato definire propri.
“Io credo
di amarla, Ron.”
“Lo credo
anche io. E’ strano, no? Da quanto la conosci? Tre settimane al massimo?”
“Sì.”
“E’
brutta.”
“Lo so”
“Ha il
viso ed il corpo asimmetrico.”
“Sì.”
“Ti sei
innamorato sempre di ragazze più belle.”
“E’ vero.”
“Allora
perché lei?”
“Perché mi
ha sorriso.”
“Di che
cosa stai parlando?”
“L’hai
vista anche tu, no? Sei nella mia testa, devi averla vista per forza. Devi aver
visto quel sorriso. Nessuno mi ha mai sorriso a quel modo. Non pensavo potesse
esistere un sorriso del genere.”
“Sì. L’ho
visto. E’ notevole in effetti.”
“Già.”
“Tra un
paio di settimane al massimo, te ne scorderai.”
“E
perché?”
“Perché
finirai di leggere un altro libro. Io sarò sparito e sarà sparita anche lei,
che ti ricorda tanto Marla.”
Dopo
l’ultimo sorso di birra, sorrise. Eh sì, Ron lo faceva sentire meno solo.
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