giovedì 23 giugno 2011

Buio

Si svegliò in quello stato di intorpidimento ormai familiare. Era ancora buio. La sveglia ticchettava allegramente le 10 e 30 del mattino, eppure era buio. A fatica si alzò dal letto, "Ora arriva la vertigine", pensò; puntualmente venne a salutarla. Si avvicinò alla finestra e l'aprì. Era pieno giorno, il mondo si muoveva frenetico nella sua indefferenza verso se stesso. Eppure era buio. No, non era buio fuori, era buio dentro.
Pensò di non ricordare più com'era quando alzarsi al mattino voleva dire luce, com'era non avere quel peso, com'era stare bene. Riflessa nel vetro della finestra una stanca ragazza le rimandava il suo stesso sguardo.
"Stupida".
I morsi della fame si confondevano con quelli del dolore. No, non avrebbe mangiato nemmeno oggi. Pallida illusione di tenere a bada il mostro. Riusciva a vedere attorno alle sue mani, alla sua pelle il sottile strato di schifo che si portava addosso da anni.
Ripensò alle parole di lui, dette la sera prima: "Perchè non vuoi parlarne con me? Non tenermi fuori."
Come si spiega il buio, il vuoto, il marcio? Come si spiega l'odore di anima morta?
"Non è che voglia tenerti fuori, è che non voglio entrare io."
Si riscosse. Accese il portatile nella speranza di trovare qualcuno o qualcosa che la facesse ridere per un po'.
Un'altra giornata d'eclissi aveva inizio.

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